Cesare Moisé Finzi è deceduto il 3 agosto aveva 93 anni.
Era cittadino onorario di Cattolica e Mondaino. Nelle due cittadine nel 1944 si nascose, insieme a due famiglie ebree, prima a Cattolica, trovando accoglienza presso il sarto Guido Morganti, e successivamente a Mondaino dove trovò definitiva salvezza dalla persecuzione nazifascista.
E’ stato primario cardiologo all’ospedale di Faenza. Espulso da scuola a causa delle leggi razziali, proseguì gli studi nella scuola ebraica dove ebbe tra i suoi professori anche lo scrittore Giorgio Bassani.
Nel corso degli anni, incontrando soprattutto giovani studenti, il professore Cesare Moisè Finzi ha avuto modo di raccontare come si salvò
Morganti, nel 2007, ricevette il riconoscimento di “Giusto tra le Nazioni” che venne consegnato nell’aula consiliare di Palazzo Mancini alla figlia Bruna da un rappresentante dell’ambasciata israeliana. Morganti era scomparso nel 1954 all’eta’ di 63 anni.
Il professore Moisè Cesare Finzi ricostruisce queste vicende nel suo libro “Qualcuno si è salvato”. Poco dopo l’8 settembre 1943 Finzi, che all’epoca aveva 13 anni, per evitare la cattura è costretto a fuggire in gran fretta con la propria famiglia e quella dello zio materno Giuseppe Rimini. Il gruppo arriva a Gabicce e ottiene, grazie all’aiuto del segretario comunale Sgarbi, nuovi documenti falsi. Ma il luogo non è sicuro perchè lì tutti loro sono conosciuti con il vecchio nome. Prima di ripartire passano a ritirare le stoffe lasciate nel frattempo a Guido Morganti, il sarto a cui avevano chiesto di confezionare dei cappotti, in previsione di una fuga lunga e difficile, con l’inverno alle porte. Mentre sono nella bottega qualcuno involontariamente si lascia sfuggire la propria vera identità. Morganti riconosce nel cognome Rimini quello di un conoscente di Mantova che anni prima aveva aiutato la sua famiglia. In due giorni organizza il trasferimento degli ebrei e li porta personalmente con un carro trainato dai buoi a Mondaino, in provincia di Rimini, dove il gruppo riesce a nascondersi fino alla fine della guerra, scampando alla deportazione.