Tratto da lavoce.info
DI ANTONIETTA DI SALVATORE, ricercatrice della Divisione Indagini campionarie del Servizio Analisi statistiche della Banca d’Italia
ROMINA GAMBACORTA, economista presso il Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia.
DAVID LOSCHIAVO, economista nel Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia.
ANDREA NERI, ricercatore del Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia,
ELEONORA PORRECA, economista presso la Divisione Indagini campionarie del Servizio Analisi statistiche della Banca d’Italia
ALFONSO ROSOLIA, economista nel Dipartimento di Economia e Statistica della Banca d’Italia
FEDERICO TULLIO, economista presso la Divisione Indagini campionarie del Servizio Analisi statistiche della Banca d’Italia
E FRANCESCA ZANICHELLI, ricercatrice presso la Divisione Indagini campionarie del Servizio Analisi statistiche della Banca d’Italia
Con metodi statistici rinnovati, l’indagine della Banca d’Italia permette di analizzare con più precisione le condizioni economiche delle famiglie italiane. E permette di esplorare meglio la disuguaglianza dei redditi e della ricchezza nel nostro paese.
L’Indagine sui bilanci delle famiglie
Da quasi sessanta anni l’Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia permette di studiare le scelte di risparmio e di portafoglio degli italiani e, più in generale, l’andamento delle loro condizioni economico-finanziarie, nonché le disuguaglianze lungo molteplici dimensioni che vi si associano. Periodicamente, l’indagine viene rivista per affinarne la capacità di descrivere compiutamente le condizioni economiche della popolazione italiana.
L’edizione relativa al 2020, di cui sono stati recentemente diffusi i risultati, ha subito una importante modifica del disegno campionario che, avvalendosi di informazioni amministrative ausiliarie sui redditi e sull’indebitamento, ha permesso di indirizzare più accuratamente l’attività di rilevazione verso i segmenti tradizionalmente più difficili da intercettare per via della loro esiguità numerica e della maggiore reticenza a partecipare. Il progresso metodologico ha cambiato significativamente il quadro delle disuguaglianze monetarie nel nostro paese. Prima, è importante spiegare brevemente come è cambiato l’approccio statistico.
Un disegno campionario fortemente innovativo
Anziché estrarre il campione in modo casuale dalle liste anagrafiche dei comuni selezionati, come è stato fatto fino al 2016, le famiglie da intervistare sono state selezionate, grazie a una collaborazione con l’Istat, da gruppi predefiniti in base alla condizione reddituale e di indebitamento e, nel caso di non risposta, sono state sostituite con famiglie appartenenti allo stesso gruppo.
Ne è derivata innanzitutto una osservazione più accurata dello spettro dei valori del reddito e della ricchezza, che ora includono anche casi che tradizionalmente sfuggivano all’osservazione. La figura 1 mostra i percentili della distribuzione non pesata del reddito familiare in rapporto al reddito mediano per il 2020 e l’intervallo di valori osservato per ogni percentile nelle edizioni tra il 1987 e il 2016. Restituisce pertanto una rappresentazione sintetica della distribuzione dei redditi osservabile prima e dopo la revisione del disegno campionario. Fino circa al 70mo percentile non vi è una differenza sostanziale tra i valori del reddito (in rapporto alla relativa mediana) registrati dalle indagini precedenti e da quella rinnovata nel disegno campionario. Nel quarto più alto della distribuzione (non pesata), i valori registrati dall’edizione sul 2020 sono invece sostanzialmente più elevati di quelli osservati storicamente, coerentemente con la maggiore capacità del nuovo disegno di intercettare le famiglie più abbienti.
Inoltre, la stratificazione del campione basata non solo sugli aspetti demografici ma anche su quelli economici consente di costruire dei pesi campionari più accurati, che tengono conto anche dei comportamenti di risposta potenzialmente diversi tra le fasce socio-economiche. Ne consegue una variabilità dei pesi campionari attribuiti alle famiglie all’interno dei comuni, alle quali era invece tradizionalmente associato un peso fisso.
Le modifiche hanno sensibilmente accresciuto la coerenza tra le principali grandezze aggregate stimabili sulla base dell’indagine e le corrispondenti voci di contabilità nazionale .
I valori del reddito medio, della ricchezza netta media e dell’indebitamento familiare ottenuti con il nuovo disegno risultano, per tutte le principali categorie socio-demografiche, più elevati di quelli che si ottengono senza le modifiche. Ciò conferma la maggiore capacità del nuovo disegno di cogliere – all’interno delle diverse categorie – anche i segmenti più benestanti e quelli indebitati. Sebbene le revisioni dei valori medi di tali poste siano di entità difforme tra categorie, è tuttavia importante sottolineare che il nuovo disegno campionario non altera in misura sostanziale le posizioni relative dei vari gruppi socio-demografici.
I miglioramenti, che riguarderanno anche le edizioni future, hanno introdotto un’inevitabile discontinuità delle serie storiche. Per potere effettuare confronti con i dati delle rilevazioni passate è stato quindi necessario adottare metodi statistici che neutralizzano gli effetti dei cambiamenti introdotti con il nuovo disegno. In particolare, grazie alla disponibilità di informazioni amministrative sul reddito e sull’indebitamento delle famiglie intervistate per la rilevazione sul 2016 e di quelle sondate per l’indagine sul 2020, è stato possibile elaborare un sistema di riponderazione dei dati che consente di approssimare la composizione del campione che si sarebbe ottenuta senza il cambiamento metodologico.
I microdati dell’Indagine, come in passato disponibili sul sito della Banca d’Italia, sono di conseguenza accompagnati da un duplice sistema di pesi di riporto all’universo: i “pesi per il confronto storico”, basati sul sistema di riponderazione che neutralizza gli effetti del cambiamento del disegno sui dati del 2020, vanno utilizzati per le analisi temporali; i “pesi del nuovo disegno” permettono invece di sfruttare appieno la maggiore accuratezza per effettuare le valutazioni relative al 2020. Al fine di garantire la possibilità di usare congiuntamente e in modo coerente le edizioni passate e quelle future basate sul nuovo disegno, il duplice sistema di pesi continuerà a essere prodotto e diffuso insieme ai dati elementari.
Cosa rivela un’indagine più accurata?
Uno dei risultati di maggiore interesse dell’indagine riguarda la stima della disuguaglianza sia dei redditi sia della ricchezza. Rispetto al 2016, usando i pesi per il confronto storico, l’indice di Gini dei redditi equivalenti è rimasto sostanzialmente stabile, mentre quello della ricchezza familiare è aumentato, riflettendo sia gli ingenti flussi di risparmio forzato durante il lockdown del 2020, sia l’andamento complessivamente positivo dei mercati finanziari nel quadriennio.
La maggiore accuratezza dell’Indagine nel registrare le condizioni dei segmenti più abbienti segnala tuttavia un livello di disuguaglianza apprezzabilmente più elevato: l’indice di Gini dei redditi equivalenti nel 2020 è pari al 39,5 per cento, circa sei punti percentuali in più di quanto stimato in base ai pesi usati per il confronto storico. Analogamente, l’indice di Gini della ricchezza familiare netta risulta maggiore di oltre tre punti, 68,2 per cento.
Qualitativamente, questi risultati erano in larga parte attesi: sondando le famiglie sulla base di un disegno che tiene esplicitamente conto delle condizioni reddituali si colgono situazioni più rare, tipicamente associate a redditi più elevati, che prima sfuggivano all’osservazione. Contrariamente agli indici di disuguaglianza appena illustrati, le principali misure di disagio economico desumibili dall’Indagine non sono invece sostanzialmente influenzate dall’applicazione del nuovo disegno. In altre parole, la più alta disuguaglianza complessiva riflette la maggiore possibilità di osservare i più abbienti e non una più alta incidenza del disagio o della deprivazione economica.
Il nuovo quadro, statisticamente più affidabile, della disuguaglianza dei redditi e della ricchezza modifica la posizione dell’Italia rispetto alle principali economie. Con il nuovo disegno, l’indice di Gini del reddito equivalente per l’Italia risulta simile a quello degli Stati Uniti, secondo i dati disponibili negli archivi del Luxembourg Income Study, e superiore a quello degli altri principali paesi avanzati; al netto del cambiamento metodologico, l’indice di Gini sarebbe invece solo di poco superiore a quello delle principali economie europee. Per quanto riguarda la ricchezza netta familiare, il passaggio al nuovo disegno porta l’indice di Gini su valori prossimi alla media dell’area dell’euro relativi al 2017. Con il disegno tradizionale, l’indice di Gini della ricchezza netta dell’Italia si collocherebbe invece tra i valori più bassi tra le principali economie internazionali con informazioni sulla ricchezza presenti negli archivi del Luxembourg Wealth Study e dell’Household Finance and Consumption Survey.
Va tuttavia sottolineato che, in larga parte, le indagini degli altri paesi non prevedono piani di campionamento espressamente indirizzati a cogliere la parte alta della distribuzione dei redditi; pertanto, è ragionevole presumere che – come per l’Italia – i valori dei rispettivi indici di Gini possano sottostimare il livello della disuguaglianza. Per la ricchezza, invece, molte delle indagini considerate prevedono metodi di sovra-campionamento per le famiglie con patrimoni più elevati.
Fortemente rinnovata nei metodi, l’indagine della Banca d’Italia permette dunque di osservare con più precisione le condizioni economiche delle famiglie italiane. La maggiore nitidezza del quadro che restituisce offre l’opportunità agli studiosi di gettare uno sguardo nuovo su questioni note e di allungarlo oltre a esplorarne di nuove.
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